Questo è stato il tema dell’incontro per il memoriale della Shoah, tenutosi il 4 maggio 2016, all’Istituto  Avshalom.

L’evento è iniziato con il pubblico in piedi per un minuto di silenzio in memoria delle vittime della Shoah.

Shoah-2016-02

Batyah Dvir, storico dell’Istituto Moreshet, ha tenuto una conferenza dal titolo “Il ragazzo ebreo – Il punto di vista nazionalsocialista; la politica nazista”.
Il 3 maggio 1933 il Reich avviò l’Istituto per la Propaganda e l’Educazione Popolare.
Credeva che avrebbe dovuto affrontare il minimo comun denominatore della società, con un messaggio stringente e chiaro, che sarebbe stato assorbito dalla società come un ordine.
Costruì una macchina di propaganda dell’antisemitismo che aveva per oggetto i sentimenti fondamentali della società, concentrandosi su un nemico: l’Ebreo. Il ragazzo ebreo è stato presentato come l’opposto dell’innocenza, come manipolatore, spaventoso, pericoloso.
Questo è stato presentato nei libri che sono diventati una “lettura obbligata” dei genitori per i loro figli.


Quindi è stato proiettato il film “Se resti vivo”.
Il film racconta la storia personale di Shmulik Shiloh, un bambino che è sopravvissuto alla Shoah.
Si tratta del viaggio fatto da Shmulik e da suo figlio Avi, a partire da Lutsk. Insieme, padre e figlio, hanno  ripercorso le peregrinazioni di Shmulik durante la Shoah, passando per Selvino – un piccolo villaggio tra le Alpi italiane, che ospitò circa 800 orfani ebrei subito dopo la guerra, per arrivare infine in Israele, al Kibbutz di Zeelim, di cui Shmulik è stato uno dei pionieri.


Si è tenuta una tavola rotonda con due Bambine di Selvino – Haviva Borst e Ada Ravid, che hanno raccontato le loro storie personali di bambine durante la Shoha, come erano riuscite a fuggire, nascoste per giorni nel bosco senza cibo, e poi salvate da alcune famiglie polacche.
Haviva, molti anni più tardi, è tornata in Polonia per visitare il suo salvatore, lo ha indicato “Giusto fra le Nazioni” e come tale è stato riconosciuto.


Entrambi hanno trovato la loro vita a Selvino. È stato chiesto che cosa abbia significato Selvino per loro. Hanno risposto: “Abbiamo ri-guadagnato la nostra umanità, abbiamo ri-guadagnato la nostra infanzia. Grazie a Moshe Zeiri, un soldato della Brigata ebraica che ha diretto quella casa.”

Shoah-2016-03

Avi Shilo, figlio di Shmulik, che ha partecipato alla tavola rotonda, ha raccontato i suoi sentimenti durante le riprese del film con il padre, scoprendo un altro punto di vista della storia, adesso che è diventato padre. Avi ha sottolineato l’importanza, come seconda generazione, di condividere e raccontare le storie dei propri genitori, ora che con noi ci sono sempre meno sopravvissuti alla Shoha.

Tutti i membri della tavola rotonda hanno ricordato l’amore per il canto di Shmulik Shilo, soprattutto le canzoni serali per lo Shabbat, le stesse canzoni della sua prima infanzia.
Al termine del film, con la conduzione di Avi, il pubblico è esploso in un canto corale.

Translate »