Selvino accoglie i figli degli ebrei rifugiati nel 1945-1948:
le sorelle Naama e Tami, figlie di Leah Ben-Dov Spivak, e Avi Shilo, figlio di Shmulik Shilo,
giunti da Israele per le riprese del film che sarà trasmesso dalla RAI a gennaio 2018.

Il film si intitolerà: «Sciesopoli, la casa dei bambini», prodotto da Rai Cinema e Istituto Luce. 

Lunedì 25 settembre 2017, alle ore 17,  il Comune di Selvino saluterà i figli dei Bambini di Selvino con la partecipazione del sindaco Diego Bertocchi, del vicesindaco Virginia Magoni e del Consiglio Comunale.

Saranno presenti Francesca Muci, Gady Castel e Giovanni Saulini produttori e registi del film, Giorgio Mortara vicepresidente UCEI-Unione delle comunità ebraiche italiane, Annie Sacerdoti vicepresidente FBCE-Fondazione Beni culturali ebraici in Italia, arch. Andrea Costa del Ministero dei Beni Culturali,  arch. Lara Magnati, Paolo Carrara già vicesindaco di Selvino, Anna Sternfeld assoc. AIRP onlus, Giovanni Bloisi ciclista della memoria, poetessa Aurora Cantini, prof. Marco Cavallarin, regista Enrico Grisanti, Elisa Paris ditta ASiM, prof.ssa Patrizia Ottolenghi e archivista B. Pasinelli.

 

Dall’articolo dell’Eco di Bergamo del 22-09-2017.
“Non aveva mai detto nulla alle sue quattro figlie. Troppo dolore, ricordare le atrocità della guerra. Nemmeno quel lento percorso verso la rinascita, tra le mura che avevano finalmente il profumo di una casa, a Selvino, l’aveva mai raccontato loro.
Ma sua figlia ha deciso che no, la memoria di Sciesopoli – la Casa dei Bambini di Selvino deve attraversare i secoli e la sua voce dipana davanti alla telecamera ricordi, aneddoti, luoghi che hanno segnato la nuova vita di sua mamma e di tutti i Bambini di Selvino. Tami Sharon, figlia di Leah Ben-Dov, sarà domani a Selvino insieme alla sorella Naama e ad Avi Shilo, figlio di Shmulik Shilo che dentro l’ex e colonia fascista, grazie alle attività proposte dal direttore Moshe Zeiri, imparò il fantastico mestiere d’attore.

Naama e Tami Sharon - Avi Shilo
I tre figli dei Bambini di Selvino – così vengono chiamati gli 800 ebrei sfuggiti ai campi di concentramento e ospitati dal 1945 al 1948 nella colonia sull’Altopiano – saranno a disposizione della regista Francesca Muci e di Gady Castel, che con la loro troupe li riprenderanno tra Selvino e Milano.
Le scene dei prossimi giorni andranno così ad aggiungersi alle ore di girato in Israele, per diventare alla fine il film documentario «Sciesopoli, La casa dei bambini» che sarà trasmesso sulle reti Rai il prossimo mese di gennaio, in occasione della Giornata della memoria.
Da un’idea di Gady Castel e prodotto da Rai Cinema e Istituto Luce, «è un viaggio della memoria – spiega la regista – ma questa volta abbiamo la fortuna di realizzarlo con occhi e gambe di persone che ricordano bene ciò che hanno vissuto. Sono felice di raccontare la storia di questi ex bambini tra gli 80 e i 90 anni che raccontano di un’Italia che per loro è stata casa, è stato il profumo di lenzuola pulite».
Lunedì, Francesca Muci, insieme ai tre figli degli ex bambini di Selvino, parteciperanno inoltre (dalle 17 nella sala consiliare di Selvino) a un incontro ufficiale, con l’amministrazione comunale, che sarà anticipato da una riunione intenta per mettere a fuoco il materiale da destinare al costituendo museo su Sciesopoli. Tra i presenti anche Giorgio Mortara in rappresentanza dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Annie Sacerdoti vicepresidente della Fondazione Beni culturali ebraici in Italia (FBCEI) e un rappresentante del ministero dei Beni culturali e del turismo: sono i tre organismi fortemente impegnati nella progettazione e realizzazione del museo che «entro la fine dell’anno andrà a occupare gli spazi, all’ultimo piano del municipio, della sala Purito» anticipa la vicesindaca Virginia Magoni. Qui saranno esposti «i documenti raccolti in questi anni dall’archivista Bernardino Pasinelli insieme al regista Enrico Grisanti e al prof. Marco Cavallarin – aggiunge Magoni – persone che stanno dando il loro supporto in modo volontario e le ringrazio una ad una».

Lunedì sarà l’occasione giusta, mentre Naama, Tami e Avi ricorderanno i loro genitori, diventati grandi proprio a Selvino.

«Leah Ben-Dov, di origine polacca, arrivò a Selvino intorno ai 17 anni – spiega Cavallarin – si impegnò a organizzare l’assistenza ai bambini più piccoli. Raccolta dai militari della brigata ebraica, fu indirizzata in via Unione 5 a Milano e poi destinata a Sciesopoli. Riuscì a fare la Aliya, cioè ad arrivare in Israele nel 1947. La figlia Tami è ora tra le colonne dell’associazione israeliana dei “Children of Selvino”».
Negli stessi anni, l’ex colonia accolse anche Shmulik Shilo, pure polacco, che per sfuggire a un pogrom, le devastazioni contro le comunità ebraiche, prese la strada dei boschi per entrare nella Resistenza. «I suoi genitori e i suoi fratelli vennero uccisi e alla fine della guerra andò a Milano e da lì passò per il campo profughi di Magenta fino a Selvino, dove giunse a 16 anni, partecipando con grande zelo alle attività teatrali». In Israele arrivò nel 1948 e fu tra i fondatori del kibbuz Zeelim, divenendo uno dei più famosi attori in Israele, tanto da fondare la scuola di teatro Habima di Tel Aviv». Scomparso nel 2002, era tornato a Selvino con il figlio Avi in occasione del film che ha girato per Yad Vashem.
Al docufilm di Gady Castel il compito di raccontare le lacrime e i sorrisi, i canti e le amicizie nate a Sciesopoli. Risanarono ferite altrimenti incurabili.

(dall’articolo di Marta Todeschini, L’Eco di Bergamo del 22-09-2017)


Translate »