Il 18 ottobre 2019, la famiglia di Rivka Krol, una bambina di Selvino, è venuta da Israele in visita a Selvino.

Il nome di Rivka Krol, nata a Lublino (Polonia) nel 1929, si trova tra le schede degli assistiti dall’Unrra (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) conservate al Cedec di Milano.
La sua testimonianza è in un documento filmato per l’archivio del museo Yad Vashem di Gerusalemme.
Rivka racconta le sue sue vicende personali durante la persecuzione razziale nazista, l’esperienza sotto falsa identità con una famiglia contadina polacca, la fuga verso la salvezza prima a  Sciesopoli di Selvino dopo la fine della Seconda Guerra mondiale e infine il viaggio verso la Palestina con la nave “La Rondine – Enzo Sereni”, partita da Vado Ligure tra il 6 e il 7 gennaio 1946.

Video della testimonianza di Rivka Krol per Yad Vashem:

Dal film sono stati estratti alcuni fotogrammi ripresi durante la testimonianza.
Le espressioni della testimone-protagonista riescono a comunicare le sensazioni rivissute con l’esposizione delle vicende realmente vissute durante la tragedia della Shoah e, coinvolgendo fisicamente e psicologicamente l’interlocutore del momento e del tempo a venire, sopperiscono la difficoltà e l’impossibilita a comprendere l’ebraico.
Nella trasparenza o nell’opacità delle variegate rievocazioni, nei riflessi delle rinnovate commozioni, nella quiete della rassegnata conoscenza e coscienza di ciò che è stato, non si puo’ fare a meno di scorgere i bagliori che hanno illuminato, abbagliato, incendiato, rischiarato una vita.
La giovinezza e gli affetti famigliari, l’umiliazione del ghetto di Lublino, la deportazione dalla terra natia, la fortunosa ripresa del viaggio della vita tra volti finalmente amichevoli a Selvino, la disperata speranza collettiva e individuale di un sicuro e definitivo approdo con l’imbarco su una delle navi in navigazione dall’Europa liberata verso la Terra Promessa.
(Cfr. il libro Come rondine al nido. A bordo della nave Rondine. Testimonianze e documenti, a cura di Lorenzo Giacchero, pag. 89).


La storia di Rivka Krol Kerol (Polk) Bambina di Selvino

Sono nata nel 1929 a Lublino. Il mio nome era Ronnie (Roni), ma a Sciesopoli in Selvino è stato deciso che il mio nome fosse Rebecca (Rivka).
All’inizio della guerra, mio padre si rese conto del grave pericolo che si approssimava e chiese ad un proprietario terriero polacco, con cui aveva rapporti d’affari, di prendere me e mio fratello.
Mio fratello venne ricoverato in ospedale, ma poiché ebreo è stato inviato al ghetto.
A quel punto il mio custode ha capito di essere in pericolo di vita e mi ha chiesto di anndare via e di girovagare nei villaggi. E così ho fatto.
Ovunque ho detto che ero un’orfana. La gente era dispiaciuta per me e mi permetteva di fermarmi da pochi giorni a diversi mesi.
Quando la guerra finì mi trovavo in un posto chiamato Horbiiso (Hrubieszow). Arrivò una coppia di anziani in visita al nipote.  Allora ho soggiornato nella casa di una levatrice, perché non c’era posto per me dal nipote.
Sulla strada ho incontrato due soldati russi che parlavano yiddish e mi hanno aiutato a lasciare quel posto e andare presso una famiglia ebraica.
Poi sono stata accolta da una donna ebrea che aveva aperto un orfanotrofio e ci siamo trasferiti in Bassa Slesia (Polonia Occidentale).
Ho conosciuto un ragazzo che mi ha suggerito di andare con lui in Israele. Abbiamo viaggiato dalla Polonia alla Repubblica Ceca, sino in Austria, dove abbiamo attraversato le Alpi a piedi. Abbiamo preso il treno per l’Italia e cercato di passare il confine a Tarvisio, ma non era permesso agli ebrei di trasferirsi in Italia. Allora mi sono nascosta tra i cespugli e la sera mi sono infilata in una carrozza. Il treno è partito, ma non sapevo dove sarebbe andato. Ad un certo punto ho sentito parlare in una lingua che sembrava spagnolo fuori della vettura del treno e mi sono resa conto di essere in Italia. A Udine un soldato mi ha portato a Padova.

Poi dei soldati della Brigata Ebraica mi hanno portato a Milano e altri soldati mi hanno accmpagnato a Selvino alla casa di Sciesopoli, che un tempo era stata una colonia dei giovani fascisti, e che dopo la guerra gli italiani avevano destinato ad ospitare gli orfani ebrei. Sono stata accolta da Mosè Zeiri [il direttore della colonia di Sciesopoli] che gestiva il posto insieme a  Noga [Cohen] e Matilde [Cassin].
Un gruppo di bambini venne trasferito a Magenta. Una notte siamo stati trasportati al porto di Vado Ligure per essere imbarcati sulla nave Enzo Sereni. Quindi siamo arrivati ad Haifa e poi ad Atlit, nel campo di detenzione inglese. Infine, siamo andati alla scuola agraria di Ayanot.

Note: queste parole sono state scritte in aprile 2017 da Roznsiin Itzhk, secondo il racconto di Rivka Krol.


 

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