Nella cartolina è raffigurata la città di Cremona in occasione della festa del capodanno ebraico del 1 settembre 1947.
Nel riquadro: al centro è Sidney (Shie) Zoltak e ai lati ci sono i Fajersztajns.
Al campo profughi di Cremona, per due anni insieme alla madre, vi fu anche Sidney Zoltak, un ragazzo che era stato a Selvino circa nove mesi, che riuscì a raggiungere il Canada nel 1948 a bordo della nave SS Sobieski, anche se il Canada durante la guerra era stato affetto da dilagante antisemitismo e immigrazione restrittiva.
Vedi l’articolo sulla mostra per la Shoa presso l’Holocaust Education Centre di Vancouver del 2013.
In Canada c’erano un fratello e una sorella della madre di Zoltak che li volevano vicini a loro. Purtroppo il padre di Zoltak è morto a soli 42 anni, poco dopo essere giunto al campo di Cremona, ed è sepolto nel cimitero di Milano.
Il 19 settembre 2016, Sideeny Zoltak che oggi ha 87 anni e vive a Montreal in Canada è stato invitato a Cremona dalle bibliotecarie della Biblioteca del Seminario vescovile “S. Maria della Pace”: Roberta Aglio, Monica Feraboli, con la collaborazione di Ilde Bottoli, dell’architetto Angelo Garioni, di don Federico Celini e degli insegnanti delle scuole.
Accompagnato dal figlio Larry e dagli amici del comitato per salvare la memoria di Sciesopoli, ha incontrato circa 300 studenti cremonesi molto attenti alla sua testimonianza, che gli hanno fatto domande semplici ma che richiedevano una riposta difficile che ha commosso Sidney ed emozionato l’intera platea.
Nel pomeriggio è stato ricevuto nel nobile palazzo comunale dal sindaco Gianluca Galimberti e dal vicesindaco Maura Ruggeri.
Poi è stato accompagnato da alcuni cittadini in una visita a quello che è rimasto del campo profughi, con la sapiente guida dell’architetto Angelo Garioni che da alcuni anni sta ricostruendo con passione la storia del campo profughi di Cremona che furono più d’uno. Vi furono ospitati circa tremila profughi ebrei scampati ai campi di concentramento.
Infatti nelle caserme Sagramoso e Pagliari di Cremona, furono allestiti dei campi per i profughi della guerra. Le caserme erano in origine dei monasteri di S. Chiara, S. Benedetto e Corpus Domini, soppressi a fine sec. XVIII, che hanno attraversato nei secoli la storia della città di Cremona. Oggi gli edifici, le chiese, i chiostri luminosi e il parco sono abbandonati e in rovina. L’area è assai vasta ed è chiamata “Parco dei Monasteri”.


19 settembre 2016
Grazie a Monica Feraboli, Roberta Aglio e Angelo Garioni
per l’emozionante giornata con Sidney Zoltak venuto apposta dal Canada, insieme al figlio Larry, per incontrare i giovani studenti e la città di Cremona.
Grazie a don Federico Celini e al seminario vescovile per averci accolti in modo tanto caloroso.
Grazie a Ilde Bottoli per il progetto “Viaggio della Memoria” e per averci presentato la toccante testimonianza di Sidney.
Grazie al sindaco Gianluca Galimberti e al vicesindaco Maura Ruggeri per avere voluto l’incontro con Sidney nel prestigioso palazzo comunale di Cremona, con l’impegno a collaborare per non dimenticare i luoghi e la storia della Shoah.
Grazie per la sapiente guida dell’arch. Angelo Garioni nella visita al campo profughi abbandonato, dove Sidney ha trovato la stanza che nel 1945-1948 ospitò sua madre e suo padre, il quale morì a soli 42 anni, dopo una lunga peregrinazione dalla Polonia, oggi Ucraina, verso l’Italia.
Complimenti a voi per quanto avete fatto e state facendo per la memoria della Shoah, per togliere dall’oblio la storia dei sopravvissuti del campo profughi di Cremona che accolse circa tremila ebrei.
L’interesse di alcuni cittadini cremonesi è il segno che non resterà deluso il vostro progetto per salvaguardare e preservare luoghi e memorie tanto significative.
Abbiamo bisogno di conoscenza storica per suscitare una coscienza culturale ed etica capace di sconfiggere l’indifferenza e farsi accoglienza e solidarietà. Come ci ha detto Sidney con voce commossa e accorata in un ottimo italiano, esercitato leggendo a Montreal, su qualche giornale italiano, i risultati di calcio della Cremonese.
Come voi state facendo nella vostra bella Biblioteca che porta il nome impegnativo di “S. Maria della Pace”.
Troveremo altri momenti di collaborazione e di scambio tra Cremona e Selvino, a partire dal vostro splendido progetto della tavola rotonda nel Giorno della Memoria. GRAZIE!


In dieci campi profughi italiani, Cremona, Adriatica, Scuola Cadorna di Milano, Bari Transit, Barletta, Roma Cinecittà e Rivoli, vi erano accolti 13 mila profughi ebrei (vedi Marco Paganoni,Per ricostruire e ricostruirsi. Astorre Mayer e la rinascita ebraica tra Italia e Israele“, FrancoAngeli, 2010, pp. 131-132).

Copertina anteriorescuole ebraiche luglio 1948

Questi luoghi erano chiamati DPC “Displaced Persons Camp”.

Sugli ebrei ospitati nel campo A.M.G. n. 82 di Cremona c’è un lungo elenco di 1.127 sopravvissuti e profughi, inviato dall’Ufficio Provinciale Prigionieri di Cremona alla Croce Rossa, datato 24 dicembre 1945, per il quale ringraziamo Andrea Giuseppini che ce lo ha segnalato e che cura il sito:
http://www.campifascisti.it/scheda_documento_full.php?id_doc=2628.

Al numero 829 e 830 ci sono due Zoltak, Israel e Henia, cioè i genitori di Sidney.
Il documento proviene dall’archivio storico della Croce Rossa Italiana.

Intervista dell’architetto Angelo Garioni a Pietro Nespoli detto Piero, registrazione di Valentina Rigoli.
Pietro Nespoli, un abitante del quartiere di Sant’Ilario, ci ricorda i profughi ebrei accolti nel D.P. Camp Cremona, AMG 82, la loro generosità e indica dove si trovava la scuola ebraica.
Riprese effettuate nella corte del Monastero di San Benedetto, ex Caserma Pagliari.
Cremona, 22 Febbraio 2015.Link conferenza di presentazione del campo profughi per gli ebrei di Cremona, 31 gennaio 2015

Sul campo profughi di Cremona vedere qui sotto il racconto illustrato con immagini, elaborato da Angelo Garioni, in data 20 novembre 2013.

Sui campi profughi ebrei stranieri in Italia, leggi: Martina Ravagnan, “I campi Displaced Persons per profughi ebrei stranieri in Italia (1945-1950)”, in “Storia e Futuro”, n. 30, novembre 2012

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