In un cd la tragedia delle leggi razziali: famiglie spezzate, la fuga o la morte nei lager.
Primi arresti il 30 novembre 1943. Prese sette donne della famiglia Levi: una sola si salverà.
(Da L’Eco di Bergamo, mercoledì, 25 gennaio 2006, scritto da Susanna Pesenti)
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Nel 1983 a Selvino arriva un gruppo di uomini e donne di mezza età e si ferma davanti alla colonia che negli Anni ’40 si chiamava Sciesopoli. Sono una parte degli 800 ragazzi e bambini ebrei che dal 1945 al 1948 vi erano stati accolti, reduci dai campi di sterminio. Nella carne e nell’anima avevano impresse le orrende esperienze del lager e del vagabondaggio nell’Europa distrutta. Non avevano più genitori né fratelli, tutti sapevano che essere ebrei era cosa da nascondere, da dimenticare. Quando partirono, portarono con loro la speranza di costruire in Israele il kibbutz «Selvino».
La loro storia è forse la più struggente tra quelle raccolte nel Cd realizzato dall’Associazione culturale «Ada Ascarelli Sereni» Italia-Israele di Bergamo, con il supporto della Provincia e il patrocinio del Comune di Bergamo per il Giorno della memoria, il 27 gennaio.

Per le scuole Livia Noris ha realizzato un ipertesto, utilizzando come fonti documenti e testi editi e inediti dei ricercatori Silvio Cavati, Riccardo Schwamenthal, Mauro Gelfi, Silvana Agazzi, Adriana Bortolotti, e le fonti archivistiche de «L’Eco di Bergamo» e dell’Isrec.

Solo dati e storie, nessun commento.

C’è il fallimento del commerciante Pilade Sonnino registrato nella rubrica «Fallimenti e dissesti» su «L’Eco di Bergamo» del giorno 24 maggio 1941, ci sono i funzionari ebrei fascisti licenziati o pensionati come il preside Ezio Orefice e l’intendente di finanza Innocente Coen.

C’è la ragazza Luciana Sacerdote che, rifiutata dalla scuola pubblica, passa all’Istituto magistrale parificato «Figlie del S. Cuore di Gesù» prima di fuggire con la famiglia in Svizzera.

C’è Elisabetta Ghelfenbein Galmozzi, da anni convertita al cattolicesimo, che chiede per i figli il riconoscimento della non appartenenza alla «razza ebraica». Nel 1943 tuttavia Elisabetta si salva dall’arresto solo rimanendo nascosta per mesi nel convento delle suore orsoline di Gandino.

C’è Giuseppe Muggia, costretto ad abbandonare l’incarico di direttore dell’ospedale psichiatrico, che si trasferisce con la famiglia a Venezia dove sarà arrestato e l’oculista Achille Viterbi che invece lascia Bergamo e da Genova, come ricorda il figlio Andrea, riesce a prendere il 27 agosto l‘ultima nave in partenza per gli Stati Uniti prima dell’invasione della Polonia da parte di Hitler.

Il peggio arriva con l’8 settembre 1943. «Ricordo – scrive Marcella Galmozzi, figlia di Ferruccio – il Sentierone invaso dai potenti carri armati che con i loro cingoli rombavano sul selciato incutendo un senso di terrore spaventoso. Ci vollero un po’ di giorni perché la gente comprendesse come la situazione stava precipitando».

Gli arresti degli ebrei scattano il 30 novembre 1943.
A Bergamo sono arrestate 17 persone. L’incarico di arrestare gli ebrei è svolto quasi sempre da carabinieri e polizia italiana. Il comandante della stazione di Serina, dopo aver informato dell’ordinanza le tre famiglie ebree presenti in paese, scende a Bergamo per chiedere ulteriori istruzioni, lasciando gli ebrei liberi e senza sorveglianza. Impiegherà ben tre giorni a tornare. Il maresciallo di Ambivere invece, Mario D’Avella arresta subito le sette donne della famiglia Levi, respingendo le preghiere dell’amico di famiglia Perico che gli si inginocchia davanti. Il solerte carabiniere giungerà ad aspettare al treno la figlia più piccola, Clara, 13 anni, di ritorno dalla scuola a Bergamo. Delle sette donne della famiglia Levi tornerà solo Laura, ventunenne all’epoca della deportazione. Quando rientra nessuno crede a ciò che racconta

La famiglia di Amleto Sonnino, moglie e due figli adulti, sarà deportata ad Auschwitz come Regina Hazan, sfollata a Trescore con il marito Avraham Levj e due figli piccoli.

I bambini, Vittorio ed Ester, saranno uccisi all’arrivo ad Auschwitz, Regina finisce gassata.
A Trescore intanto il commissario prefettizio del Comune scrive al capo della Provincia per fare assegnare l’appartamento e i mobili di Regina a un sottufficiale con «benemerenze politiche». Avraham Levj alla fine della guerra non avrà neppure un letto per dormire.

La vicenda di Regina Zimet-Levy, ragazzina ebrea internata con la famiglia a Serina e sfuggita all’arresto con la fuga in Valtellina attraverso il passo di San Marco, è nota perché da lei stessa raccontata nel libro «Al di là del ponte», scritto dopo l’emigrazione in Israele. La sua famiglia fu l’unica ad approfittare del preavviso del maresciallo dei carabinieri.
Le altre due famiglie sfollate a Serina, gli Schrecker e i Stolzberg, restarono e furono deportate.

Rachele Lea Stern e Simeone Manas, austriaci, arrestati a Treviglio moriranno ad Auschwitz.
Sfuggiranno alla cattura le figlie Charlotte e Cecilia, sposata a un ufficiale dell’esercito, Gerardo Politi.

Gli anziani ebrei osservanti Markus Krys e Giuseppina Weinberger sono stati confinati a Gromo.
Arrestati il 1° dicembre 1943, scrivono dal campo di Fossoli il 4 aprile 1944 all’ex padrona di casa, Giudici: «Cara signorina Angelina, siccome dobbiamo domani inevitabilmente partire da qui e non sappiamo dove e non sappiamo il nostro destino, vi preghiamo caldamente di non inviarci intanto nessuna posta. Dobbiamo sperare alla prossima pace per l’umanità. State tutti bene e tanti tanti cordiali saluti e migliori voti. Coniugi Krys». Il giorno dopo, il 5 aprile 1944, partono con il convoglio per Auschwitz.

Salvatore Levi, ex ingegnere capo del Genio civile di Milano del ministero dei Lavori pubblici e Margherita Viterbo, con la figlia Donatella arriva a Nembro sfollato da Milano e affitta due stanze da Emilio Poloni in via T. Tasso 13.
All’arresto il 14 gennaio 1944 gli confiscano «fotografie, ricordi di famiglia e un paio di sci».

La vicenda dell’Istituto don Luigi Palazzolo di Torre Boldone è nota.
Nell’orfanotrofio diretto da don Tranquillo Dalla Vecchia e nella clinica di suor Anastasia Barcella vengono nascosti partigiani e perseguitati che Adriana Locatelli e il capitano Benazzi portano poi verso la Svizzera.
Dal 20 giugno 1943 al 30 maggio 1944 le Poverelle ospitano nove ebrei che il 30 maggio 1944 vengono denunciati da un ricoverato. La guardia repubblichina, al comando di Zeno Saggioli e Alessandro Ghisleni, accerchia l’edificio e arresta sei ebrei e il cappellano.
Gli ebrei finiranno tutti deportati: sono i tre fratelli Nacamulli, Mario, Guido e Vittorio; Giuseppe Weinstein, che il sacerdote era riuscito a far fuggire ma che si ripresenta quando scopre che il prete è stato preso in ostaggio al suo posto; Corrado Coen Pirani e Oscar Tolentini.
Si salva Bianca Norsa, moglie di Coen. Oscar Tolentini morirà in carcere per le torture. Don Tranquillo Dalla Vecchia viene arrestato nuovamente il 26 agosto 1944. A San Vittore è pestato più volte, ma non parla. Poco prima di morire, a Torre Boldone nel 1955, riceve la visita di un ex SS.

Madre Anastasia Barcella, superiora delle suore di Torre Bordone, viene fatta subito fuggire, raggiunge a piedi la casa di Castione della Presolana e vagherà sotto falso nome fino alla fine della guerra.

Una donna di eccezionale coraggio e lucidità è la viennese Alice Redlich Schwamenthal, intervistata dal figlio Riccardo nel 1986. Il suo racconto, che si può ascoltare nel Cd, si apre con il ricordo dell’Anschluss, il 13 marzo 1938. Alice è a teatro. Gli attori accolgono gli applausi in lacrime, il pubblico capisce solo quando all’uscita trova Vienna tappezzata di croci uncinate. Quando anche il negozio dei Redlich è requisito, Alice, che ha un passaporto ancora valido, fugge in Italia col figlio. Genitori e marito la seguiranno con più fatica. Dopo le leggi razziali, la famiglia arriva a Gromo. Il primo dicembre del 1943 Alice, all’ottavo mese di gravidanza, sfugge all’arresto fingendo di preparare le valigie e scappando invece con la madre settantacinquenne e il figlio da una porta secondaria. Nascosta dai contadini nel bosco, riesce ad avvisare il marito e affronta, con la guida di un ragazzino, Battista, il pericoloso sentiero a scalini che scollina da Gromo verso Ardesio. Gli Schwamenthal resteranno in montagna fino alla fine della guerra, peregrinando da una baita all’altra. La figlia, Liliana, nascerà in una stalla. Quando la bambina si ammala di difterite, Alice trova il coraggio di scendere all’ospedale di Bergamo senza documenti per farla curare. La bimba si salverà.

(Susanna Pesenti)

Annotazione
Occorre precisare che per lo più gli ebrei stranieri erano degli “internati civili”, ossia dei prigionieri del regime fascista, sottoposti a misure di sorveglianza speciali, confinati in paesi isolati e lontani dai loro affetti. Gli ebrei italiani, invece, cercarono rifugio in paesi più piccoli e sicuri, spesso fuggendo dalle città come gli sfollati.

Consultazione online del CD

Documenti in Pdf sulla leggi razziali e la persecuzione degli ebrei a Bergamo

Da S. Agata alla Shoah -> Presentazione

Da S.Agata ad Auschwitz da “Ebrei a Bergamo: 1938-1945” di Silvio Cavati

Torre Boldone, 30 maggio 1944, da “Ebrei a Bergamo: 1938-1945” di Silvio Cavati

Alice Racconta, una famiglia ebrea in fuga dai nazifascisti da Vienna a Bergamo, a cura di Riccardo Schwamenthal

L’antisemitismo a Bergamo: 1938-1945. spoglio dei periodici locali, di Mauro Gelfi, dal Quaderno n°13 del museo Storico di Bergamo: “La menzogna della razza”: il centro e la periferia. Materiali per la didattica”.

I ragazzi di Selvino: la rinascita dei ragazzi sopravvissuti alla Shoà, di Livia Noris, segretario della associazione “Ada Ascarelli Sereni” Italia Israele di Bergamo

Eccezionali testimonianze audio con interviste di Riccardo Schwamenthal, registrate nel 1988-1989

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