Riabbraccia Selvino, la salvò dal lager
Da Israele all’Altopiano: a 70 anni rivede la colonia che la accolse nel 1946.
Emozionante incontro in municipio. E a sorpresa, parenti da tutto il mondo
(Da L’Eco di Bergamo, Sabato 9 Settembre 2006, scritto da Silvia Salvi)

Dopo 60 anni è tornata a Selvino, davanti a quella colonia che l’ha accolta bambina e l’ha fatta nascere una seconda volta, dopo gli orrori del campo di concentramento.
Una giornata piena di emozioni per Bella Magid, 70 anni il prossimo 29 settembre 2006, che ieri, accompagnata dal marito Ytzhak e da altre 16 persone tra figli, nipoti e pronipoti, è tornata sull’Altopiano per rivedere, sessant’anni dopo, il paese che l’aveva ospitata nel 1946.
Perché sessant’anni fa, nella Selvino di un tempo, sono stati ben 800 i bambini e i ragazzi sopravvissuti all’Olocausto, per lo più orfani, che vennero ospitati a turno a Sciesopoli, una struttura del paese che funzionava da colonia, per un periodo di riabilitazione di 4-5 mesi al termine della Seconda guerra mondiale. E per loro il nome Selvino ha sempre significato – come ha detto Bella commossa – speranza, rinascita e un rinnovato amore alla vita. Dopo aver vissuto la tragica esperienza nei lager i giovani ebrei erano stati recuperati dai militari americani e mandati in diverse località del mondo per dimenticare le atrocità del nazismo e permettere loro di recuperare la gioia di vivere, l’entusiasmo e la felicità che erano stati loro negati brutalmente con l’avvento del nazismo.
Ironia della sorte i «ragazzi di Selvino», così come amano definirsi loro stessi, erano stati ospitati in attesa di ripartire per la loro terra promessa, Israele, in quella che fino a pochi anni prima era stata una colonia parastatale che accoglieva i giovani fascisti.
«Sono davvero commossa e così emozionata», ha raccontato Bella nel corso dell’incontro con i rappresentanti della comunità avvenuto ieri mattina nella sala consiliare del Comune di Selvino, alla presenza di un’interprete. «Mai mi sarei aspettata una così calorosa accoglienza – ha continuato la signora Bella – e sono veramente contenta di poter tornare in questi posti meravigliosi, dove ho potuto ritrovare la serenità e la voglia di vivere». Per lei è stata una grande festa in vista del traguardo dei 70 anni. «Si tratta di una vera e propria sorpresa per nostra madre – racconta la figlia Avia –. In occasione del compleanno le abbiamo regalato un viaggio in Italia, ma non le abbiamo detto che nel frattempo ci eravamo messi in contatto con altri parenti in tutto il mondo per ritrovarci insieme a Selvino, sulle tracce del suo passato. Fino all’ultimo il viaggio è stato un punto interrogativo, per via della guerra con il Libano, ma alla fine nessuno ha voluto mancare all’appuntamento e sono arrivati anche da Usa e Canada. L’ultima volta che ci siamo ritrovati tutti insieme è stato circa un anno fa, per il matrimonio di una parente in Israele». Una visita così emozionante che Avia non ha saputo trattenere le lacrime durante tutta la cerimonia.
«Sono numerose – ha raccontato la figlia Avia – le associazioni che hanno raccolto tutti i bambini scampati ai lager in Polonia, nella Repubblica Ceca e in Ungheria. È grazie alla vostra ospitalità che questi bambini sono stati riportati alla vita e sono diventate persone, in molti casi anche famose e importanti». L’abbraccio di Selvino è stato davvero grande. «Siamo onorati di potervi ospitare per questa visita a Selvino – ha esordito il sindaco Carmelo Ghilardi –, siete i benvenuti da parte mia e di coloro che oggi qui rappresentano la comunità, tra cui alcuni assessori e due memorie storiche del paese: Vinicio Grigis, sindaco al tempo del gemellaggio tra le due comunità nel 1983, e Giulio Tiraboschi, anch’egli ex sindaco, ma soprattutto testimone degli anni dell’accoglienza dei giovani».
Nel corso della cerimonia Bella Magid ha consegnato al sindaco una copia del libro «La storia dei bambini di Selvino. Il viaggio verso la Terra promessa» di Ahron Megged in israeliano e una statua in oro e argento.
Il sindaco ha ricambiato con la versione del libro in italiano. «Avevo vent’anni quando decisero di utilizzare la struttura per accogliere i sopravvissuti ai campi di sterminio – racconta Giulio Tiraboschi –. Negli Anni Trenta il luogo era utilizzato come campeggio per accogliere i giovani militanti del fascio, poi si decise di costruire una struttura moderna, intitolata ad Antonio Sciesa, che non era un fascista ma un vecchio patriota. Per la costruzione si fece una sottoscrizione: il primo a versare un’ingente somma fu proprio Benito Mussolini, che diede 5 mila lire. Con la guerra la colonia restò inutilizzata, ma venne ipotizzato di realizzarvi il seminario. Il proposito saltò quando si fece avanti l’ipotesi di accogliere i giovani scampati ai lager nazisti e il seminario venne aperto a Clusone. All’inizio del 1948 i giovani scapparono dalla colonia, si imbarcarono su una nave clandestina per ritornare in patria, ma rimasero a lungo sull’imbarcazione perché il loro Stato non c’era più».
Il legame che unisce Israele a Selvino è nato quindi nel dopoguerra, con l’accoglienza dei giovani sopravvissuti nella colonia di Sciesopoli. Dopo aver salutato i giovani israeliani, però, i contatti divennero sempre più rari e solo grazie all’interessamento di due ex scolari della colonia nel 1983 un gruppo di persone arrivò a Selvino per rivedere i luoghi dell’infanzia. In patria avevano fondato il kibbutz Tzeelim e una volta giunti in Italia siglarono il gemellaggio con Selvino, esattamente domenica 4 settembre di 23 anni fa.

«Nel 1996 ci recammo noi in Israele – racconta Vinicio Grigis –. La comunità di Selvino era così contenta di partecipare a questo evento che ci vollero non uno ma due aerei per raggiungere Israele. Serbiamo un bel ricordo di quelle giornate e siamo lieti di aver stabilito un gemellaggio con gente che è parte di questo paese. Tre giorni dopo la nostra partenza, nella stazione dei pullman dove eravamo passati, scoppiarono le prime bombe».
Al termine della cerimonia in municipio è seguito un rinfresco e la visita all’ex colonia di Sciesopoli, ormai in disuso da circa trent’anni. Un viaggio nei ricordi, per non dimenticare. Con la speranza – ha detto Bella Magid accomiatandosi – che nella colonia, ormai abbandonata, tornino a risuonare le voci dei bimbi.
(Silvia Salvi)

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