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Aprica (Sondrio), la fuga di circa 300 ebrei verso la Svizzera, settembre-ottobre 1943

Alan Poletti, Una seconda vita: Aprica – Svizzera 1943, la salvezza, ediz. Museo Etnografico Tiranese, Sondrio, 2012

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A Second Life Aprica Salvation Switzerland
Gli “Zagàbri”, come venivano chiamati i circa 300 ebrei internati dal 1941 al 1943 ad Aprica, provenivano dalla Jugoslavia. Il 10-11 settembre 1943 riuscirono in gran parte a fuggire e a raggiungere la Svizzera per mettersi in salvo dalla deportazione nazi-fascista.

Un quadro sintetico degli ebrei in Croazia e in particolare nella capitale Zagabria.

Le forze naziste occuparono la Jugoslavia in 11 giorni soltanto: dal 6 aprile al 17 aprile 1941. Il 10 aprile 1941, a capo dello “Stato Indipendente di Croazia”, i nazisti posero Ante Pavelic, noto criminale di guerra che guidava gli “Ustaša”, una temibile formazione paramilitare di estrema destra, alleata dei nazi-fascisti.
Questo fu la condanna per gli ebrei jugoslavi. Le sinagoghe della Croazia vennero sistematicamente distrutte. I prigionieri ebrei e serbi furono confinati sull’isola di Pag e a Jasenovac, dove trovarono la morte 20.000 ebrei. Gli ebrei che vivevano nelle zone costiere dell’Istria e della Dalmazia, oggi Croazia ma allora sotto controllo italiano, subirono l’internamento in Italia. Per fortuna molti di loro riuscirono a mettersi in salvo fuggendo in Svizzera dopo l’8 settembre (coma ad Aprica) o venendo liberati dagli Alleati.
Quanti non si erano messi in salvo e non erano periti, furono inviati nei campi di sterminio nazisti nel 1943. Le prime foibe risalgono al 1941, come dice Fabio Mosca in “Le foibe degli Ustaša croati scoperte dagli Italiani nel 1941”.
Gli Italiani, infatti, scoprirono le foibe nell’agosto del 1941, quando il comandante del V Corpo d’Armata, generale Balocco, ordinò per motivi igienici l’estrazione e la cremazione dei cadaveri. Erano sull’isola di Pag, proprio nei due campi di sterminio per ebrei di Siano e Metajna. Gli Italiani videro gli effetti della “pulizia etnica”: rinvennero 791 cadaveri, 407 maschi, 293 femmine e 91 bambini. Nel 1941 nessuno sapeva dei piani per la “soluzione finale” dei nazisti. Questo ritrovamento avrebbe dovuto aprire gli occhi su cosa questa “soluzione” significasse per i nostri alleati Ustaša. Ma non ci fu alcuna reazione nei loro confronti. Anzi, venne mantenuto il più assoluto riserbo.
Ai primi di settembre del 1941 gli Italiani trovarono altre fosse comuni e valutarono le vittime fra gli 8000 e 9000, probabilmente serbi, zingari e comunisti.
Solo 5.000 ebrei croati su 30 mila sopravvissero alla Shoah. Molti di essi si salvarono arruolandosi con i partigiani di Tito che combatteva contro i nazi-fascisti.
A Zagabria fu distrutta la grande sinagoga e la distruzione venne filmata per incitare l’odio razziale e per mostrare la fine degli ebrei, simbolo della “soluzione finale”, della eliminazione degli ebrei croati, per i quali la Shoah e lo sterminio iniziarono proprio allora. A Zagabria c’erano undicimila ebrei. Solo 500, pari al cinque per cento circa, sopravvisse alla più grande tragedia del popolo ebraico.

Nel 1986 a Zagabria è stata costituita la prima biblioteca ebraica della Croazia, che può vantare libri rari del Cinquecento ma anche moderni, che testimoniano la lunga storia degli ebrei croati. La biblioteca è stata intitolata alla memoria di Lavoslav Sik, un importante avvocato ebreo, morto nel campo di concentramento di Jasenovac. Sempre a Zagabria la memoria della Shoah è rappresentata da una statua imponente che raffigura Mosè, opera dello scultore Antun Augustincic. Purtroppo oggi il ritorno di formazioni politiche nazionaliste, xenofobe e antisemite preoccupa gli ebrei che tendono a celare la loro identità. Il timore di ritorsioni razziste è molto forte. In seguito alle affermazioni diffamatorie e di stampo antisemita si riscontra un sentimento generale di vergogna. Nei testi scolastici è comparsa una versione più edulcorata dei genocidi commessi durante la guerra, quasi a volerli giustificare direttamente o indirettamente.
Così la comunità ebraica di Croazia cerca di sfuggire ai censimenti e ai controlli di appartenenza religiosa. Infatti nel censimento del 2001 gli ebrei croati apparivano in forte decrescita, mentre i dati reali indicano un loro aumento. Gli ebrei di Zagabria sono passati da 1200 nel 1991 a quasi 1500 nel 1998, ma sono dati approssimativi. Di nuovo la paura di discriminazioni razziali e religiose sta imponendo agli ebrei croati (e non solo) di non rendere nota la propria appartenenza alla comunità ebraica.

Chi vuole raccontare la storia degli ebrei “Zagàbri”, magari con un filmato che si intitola proprio così, non dovrebbe dimenticarsene! La storia degli ebrei internati non fu una fiaba, ma una terribile tragedia!
Inoltre non va confusa con la storia successiva della Resistenza partigiana.


Una targa per chi aiutò a salvare la vita di oltre trecento ebrei internati ad Aprica
I Giusti di Tirano (Sondrio)

Portami di là, spettacolo teatrale sull'espatrio degli Ebrei

Portami di là, spettacolo teatrale sulla fuga in Svizzera degli ebrei di Aprica


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