Arie Reich professore dell’università Bar Ilan in Israele, esperto di diritto commerciale internazionale e dell’Unione europea, è figlio di Yoel (Julek) Reich, un “Bambino di Selvino”.
Il 7 giugno 2017 ha visitato Selvino e l’ex colonia alpina di Sciesopoli insieme alla moglie Atara.
C’era molta emozione in lui nel vedere l’edificio in cui suo padre sperimentò la rinascita della sua vita nel 1945, dopo essere sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, tra cui Auschwitz e Birkenau. E’ rimasto sorpreso dalla strada in salita per Selvino, fatta di numerosi tornanti e percorsa da tanti ciclisti, e dalla scritta colorata “Benvenuti” poco prima di Selvino.
A Selvino è stato ricevuto dal Vice Sindaco di Selvino, Virginia Magoni, e dal regista Enrico Grisanti, che lo ha intervistato. Arie ha incontrato anche alcuni amici dell’Associazione “Bambini di Selvino” che da anni operano per salvare la memoria della casa dei bambini di Selvino, gli 800 orfani ebrei sopravvissuti alla Shoah.

Arie Rich in Israele fa parte di un gruppo di ciclisti che ogni settimana organizzano escursioni in mountain bike.
Ha ascoltato con piacere la storia del ciclo tour di Giovanni Bloisi dall’Italia in Israele.
Il padre di Arie, Yoel Reich, è nato a Lodz nel 1929 e ha vissuto la Shoah attraverso una tragedia personale e collettiva nei vari campi di sterminio, tra cui Auschwitz e Birkenau. è stato uno dei pochi sopravvissuti alla terribile “Marcia della Morte” sui campi di ghiaccio della Polonia e sulle montagne innevate dell’Austria, quando i nazisti stavano cercando di portare lontano dalle forze Alleate i loro prigionieri e le prove dei loro crimini.

Yoel Reich riuscì ad arrivare in Italia alla fine del conflitto. Fu a Magenta in Villa Fagiana e poi ospite della colonia di Selvino a Sciesopoli.
Da Selvino è andato in Israele sulla nave Enzo Sereni, “La Rondine”, come parte dell’immigrazione “illegale”. La nave è stata catturata dagli inglesi e Yoel per alcuni mesi è stato ristretto nel campo di prigionia britannico di Atlit in Israele.
Quando fu liberato, si stabilì per la prima volta nel kibbutz Hanita, poi andò alla scuola agricola Mikveh Israel e nel 1948 combatté nella guerra d’Indipendenza come soldato nell’esercito israeliano che era stato da poco costituito.
Ha vissuto molti anni in Svezia, dove ha stabilito una catena di negozi di moda di successo. Nel 1973 è tornato in Israele con tutta la famiglia, ed è deceduto nel 2005.
Poco dopo la guerra, ha scritto un memoriale in ebraico, che è stato successivamente pubblicato da suoi figli con il nome “Tu hai portato la mia anima dal sottomondo” in cui i capitoli 18-19 sono dedicati a Selvino e al suo viaggio in Palestina: http://www.yoelreich.net/

Come profugo imbarcato sulla nave Enzo Sereni, ha lasciato una testimonianza speciale.
Nella sua autobiografia ricorda l’orgoglioso comportamento del comandante della nave, il capitano Mezzano, un italiano di sessant’anni, che ha proclamato pubblicamente, al momento dell’intervento britannico, vicino alla costa palestinese, in francese per essere compreso da tutti i passeggeri poiché le sue parole furono tradotte nella loro lingua:
Mentre siamo catturati dalle truppe armate britanniche, dichiaro che non ho paura della punizione, anche dopo continuerò a portare gli ebrei in Israele, la loro casa, questa non è la prima volta che gli ebrei sono trasportati in Israele. Sono fiero dell’opportunità di riportare gli ebrei nella loro patria. Nessuna legge e nessuna minaccia di punizione mi impedirà di svolgere questo storico ruolo”.


 

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