Gli auguri per Hanukkah del 1945 scritti da Rachel Varadi (ossia Matilde Cassin, nata a Firenze l’8 agosto 1921 e morta nel 2006 in Israele). Gli auguri sono indirizzati a Moshe Zeiri e ai Bambini di Selvino.
La lettera riporta la data Firenze, 26 nov. 1945.

Matilde Rachel Cassin a Moshe ZeiriTra i più importanti educatori, prima a Piazzatorre e poi a Selvino, Matilde Rachel Varadi Cassin fu amica e infaticabile collaboratrice di Raffaele Cantoni che la riteneva una sorella minore.

Operò quasi sempre a Firenze con la Delasem (Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei) e per un periodo anche in Svizzera dove era stata costretta a rifugiarsi per sfuggire al carcere e alla deportazione.
Svolse una preziosa opera anche a Sciesopoli, come testimoniano le sue lettere a Moshe Zeiri.
In questa lettera ci sono parole significative e toccanti circa le necessità e le speranze che la Casa dei Bambini di Selvino stava rappresentando per la salvezza degli ebrei dopo la Shoah.
Vi traspare la delicatezza dell’amore di Rachel Cassin verso i bambini malati di Sciesopoli, attraverso il dono di alcune figure da ritagliare per il loro divertimento, una bambolina per Nitza (figlia di Moshe Zeiri) e tutto l’affetto premuroso per Mosche Zeiri, chiamato amabilmente “vecchio”, immaginato seduto sino a tardi alla scrivania nell’ufficio freddo per l’inverno rigido di Selvino. Per lui il dono di mandorle salate
Matilde Cassini si sposerà in Israele con il suo fidanzato Max Varadi, il quale aveva cambiato il nome nell’ebraico “Meir Vardi”.

In questo modo vogliamo ricordare l’atmosfera di quegli anni dopo la guerra, di quel periodo epico per i sopravvissuti dai campi di sterminio in cui il desidero di sicurezza e di una patria, si stava concretizzando con l’emigrazione clandestina (Aliyah Bet) verso la Palestina, la Terra Promessa di Eretz Israel.

Che il desiderio di pace e di convivenza pacifica tra i popoli di quel tempo difficile possa tornare a infiammare i nostri cuori e a spegnere ogni pregiudizio razziale, ogni fanatismo, ogni guerra e odio.
Occorre un richiamo forte alla non violenza, occorre seppellire le armi e usare i dialogo e la diplomazia.
Le lampade di Hanukkah siano fiamme di pace e fraternità fra tutti gli uomini, in questo tempo difficile di paura e guerre. Come è stato per i Bambini di Selvino sul finire del 1945.


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